Dialoghi diacronici : visita alla mostra della classe VD del Liceo Classico

Dialoghi diacronici : visita alla mostra della classe VD del Liceo Classico

Nella sobria ed elegante cornice di Palazzo Robellini, la mostra Dialoghi Diacronici ha offerto ai ragazzi della VD del Liceo classico Parodi accompagnati dalla prof.Piana un appassionante itinerario sulle tracce della cultura ebraica acquese: ad accogliere e guidare il gruppo le professoresse Rapetti Lucilla e Luisa, che un’intransigente ed instancabile ricerca storica ha da tempo promosso tra i maggiori esperti in questo ambito storiografico .

Di “Dialoghi”in effetti si tratta secondo la più filosofica accezione del termine, perché nulla che sia esposto resta “ muto”, ma costituisce una sollecitazione a riflettere, a confrontare, ad interrogarsi sui tanti segni che il territorio cittadino -e non solo- conserva della comunità ebraica presente in città dalla seconda o addirittura dalla prima metà del ‘400, come suffragato da recenti ritrovamenti di documenti d’archivio su cui le stesse studiose si sono imbattute. E perché “diacronici”? Perché il percorso suggerito è al tempo stesso spaziale e temporale, è un “attraversamento” a più livelli, reso possibile da documenti, foto, pannelli cartacei e digitali, ampia campionatura di saggi e ricerche condotte in tanti anni sul tema e utili a proiettare luce su una materia “delicata” -anche perché particolarmente esposta al rischio di sfuggire del tutto alla conoscenza dei più o di passare in secondo piano rispetto ad una narrazione sul popolo ebraico incentrata su altri aspetti quali l’attività feneratizia o le drammatiche circostanze della Shoah -.

Dall’incontro con le curatrici della mostra, i liceali hanno dunque tratto, contemporaneamente, una lezione di metodo ed un appassionato invito a riscoprire con occhi nuovi spazi ben noti, quali, solo per fare qualche esempio, l’area del ghetto-piazza della Bollente-, il palazzo che ospitò la Sinagoga, la signorile Villa Ottolenghi o le dimore da cui furono prelevati e deportati gli ultimi ebrei acquesi e che ora sono ravvisabili anche grazie alle “Pietre d’inciampo”... Analizzando il linguaggio figurativo ed iconografico, le docenti si sono soffermate sulle valenze simboliche dello stesso, invitando gli studenti a porsi domande: quali sono i significati dei soggetti fitomorfi o zoomorfi delle tombe del Cimitero Ebraico? Come spiegare la tendenza al rifiuto di immagini del defunto in prossimità delle tombe e poi però anche la presenza di qualche busto dalle fattezze realistiche? Perché iscrizioni, invece che immagini, lungo le pareti della Sinagoga o in che senso luce o colonne del tempio possono considerarsi proiezione architettonica della solidità morale e dello slancio spirituale cui è chiamato l’ebreo? In nome di un apprendimento attivo, che spinge ad interrogarsi ma mai a fermarsi ad impressioni e a dilettantesche interpretazioni, le docenti hanno quindi inquadrato dati, luoghi, persone, vicende della comunità ebraica acquese nella più ampia cornice della cultura, dell’ortoprassi e della storia del popolo ebraico . Colpisce, in effetti, l’attenzione di questo popolo anche per la dimensione pratica dell’esistenza e il “bene comune” . In un momento in cui serpeggiano un patologico egoismo e un narcisismo insulso, è parso molto efficace portare all’attenzione dei ragazzi l’impegno civile, singolarmente propositivo , di ebrei acquesi meritevoli di aver assicurato alla città, specie dopo l’emancipazione sabauda dell’Ottocento, uno straordinario sviluppo culturale ( le prime Gazzette, la prima Biblioteca itinerante, la Scuola Arti e Mestieri, l'Asilo Infantile... ) ed economico, specie grazie ad opere caritatevoli svolte a favore della comunità e, spesso, dei ceti meno abbienti di essa. Impressionante, ad esempio, l’elenco delle elargizioni di un personaggio caro alla comunità acquese tutta quale fu Jona Ottolenghi, di cui sono leggibili l’Atto Testamentario e i commossi tributi di tanti acquesi sulla Gazzetta alla notizia della morte.

Come hanno evidenziato le professoresse Rapetti, furono lo studio e la cultura solida, perseguita con singolare zelo dagli ebrei acquesi entro la scuola della Sinagoga, a favorire una crescita umana e intellettuale notevolissima in molti membri della comunità: tutto ciò non avrebbe risparmiato ad essa le ben note tragedie della deportazione, ma merita, almeno ora, di essere analizzato, compreso, debitamente ricordato e trasmesso, sia per una ricostruzione intellettualmente onesta della storia locale, sia per una effettiva- e non solo teorica-educazione ai valori civici e costituzionali tra i quali spiccano proprio il riconoscimento dell’istruzione finalizzata al pieno sviluppo della personalità ed il dovere inderogabile della solidarietà.

Un grazie sentito dunque, da parte dei liceali, alle organizzatrici dell’imponente allestimento e dell’accattivante viaggio spazio-temporale e, insieme, l’auspicio che una ricerca documentaria così nutrita ed originale possa ritrovare ulteriori occasioni per essere fruita dalle scuole e dalla cittadinanza tutta.

Allegati

Dialoghi diacronici L'Ancora (3).docx